mercoledì 30 gennaio 2013

La cura endodontica (devitalizzazione)


Il termine “Endodonzia” deriva dal greco “endo” cioè “dentro/interno” e “odont” ossia “dente”.
Per cui è ovvio che con questa parola intendiamo tutto cio' che è interno alla struttura dentale e normalmente non visibile.
Anatomia dentale 
Immaginiamo un dente come composto da una struttura a cipolla: la parte piu' esterna è formata da smalto , al di sotto del quale poi vi è la dentina e ancora piu' in profondità è presente un tessuto molle che si estende dalla corona del dente fino alla punta delle radici chiamato “polpa dentaria” costituita da vasi sanguigni, tessuto nervoso, tessuto connettivo.
Senza scendere troppo nei dettagli possiamo affermare che l'endodonzia è quella branca dell'Odontoiatria che si occupa delle patologie che possono colpire la polpa (il cosiddetto "nervo") e degli effetti che tali patologie possono causare sui tessuti ossei limitrofi alla radice del dente interessato (i cosiddetti “granulomi” o “cisti”) e sui tessuti mucosi corrispondenti ai denti interessati (ad es. infiammazione, fistole,ecc).

Le cause più comuni per le quali un dente sviluppa infiammazione ( e seguentemente necrosi) pulpare sono :
- Carie profonda.
- Stati parodontali compromessi
- Traumi e fratture dentali  




La terapia endodontica o trattamento canalare identifica, oggi, quella procedura un tempo nota come "devitalizzazione". Quest'ultimo termine, attualmente, non viene più utilizzato perché è concettualmente limitativo. Infatti, la terapia endodontica prevede l'eliminazione del contenuto dei vari canali radicolari presenti all'interno del dente (da qui il nome terapia canalare), sia che essi contengano polpa vitale infiammata che semplicemente batteri e prodotti necrotici derivati dalla morte della polpa.  Infatti una volta che la polpa è necrotica, essi attraverso l'apice della radice riescono a raggiungere l'osso e dare infezione acuta nell'osso (ascesso) oppure cronica(granuloma apicale)





I sintomi di un dente, la cui polpa è infiammata, sono dolore, aumentata sensibilità al caldo e al freddo, dolore alla masticazione, gonfiore, dolore ai linfonodi, dolore alla palpazione delle gengiva vicino al dente. Solo in rari casi vi è assenza di sintomatologia.


L’obiettivo della terapia canalare è quello di creare un ambiente il più sterile possibile mediante la rimozione di tutti i residui e batteri presenti all’interno dei canali fino alla fine della radice .
Per ottenere questo risultato si passa attraverso una serie di fasi operative ciascuna propedeutica alla successiva:
  • Anestesia locale per eliminare il dolore anche nei casi con polpa ancora sensibile
  • Eventuale ricostruzione della corona dentale quando questa risulti molto distrutta, allo scopo di eliminare tutta la carie senza rinunciare alle pareti della cavità del dente che permetteranno il contenimento dei liquidi disinfettanti.
  • Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma (mezzo imprescindibile per una buona riuscita della cura canalare) consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto metallico o in plastica e tenuto fermo da un gancio posto sul dente da curare o a un dente vicino. Questo strumento, indispensabile in endodonzia (ma anche in gran parte delle altre cure odontoiatriche) per lasciare i canali radicolari più asettici possibile impedendo che l’interno del dente venga contaminato dalla saliva, ha inoltre il vantaggio di evitare il contatto dei liquidi irriganti con la bocca e, soprattutto, impedire l’ingestione accidentale di strumenti endodontici .
  • Accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente che si esegue con frese diamantate montate sulla turbina
  • Reperimento del o degli imbocchi dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici.
  • Il sondaggio e la misurazione della lunghezza di lavoro di ciascun canale radicolare presente (prendendo un riferimento sulla corona ed arrivando fino all’apice radicolare) percorrendo tutta la sua lunghezza con strumenti manuali (chiamati “files” o lime), per aprire la strada ad appositi strumenti meccanici. Per verificare se tutto il canale è stato percorso, ci si avvale di esami radiografici e del “localizzatore apicale elettronico” (uno strumento che ci avverte tramite effetti sonori e visivi quando la nostra lima ha raggiunto il termine del canale) mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice.
  • La sagomatura dei canali mediante strumenti endodontici che asportano la polpa canalare,  contaminata dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta che consenta di irrigarli con opportuni liquidi disinfettanti (di solito ipoclorito di sodio potente disinfettante, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico ) e poi di sigillarli. Il trattamento canalare viene realizzato mediante un progressivo allargamento dei vari canali presenti nel dente in esame sino al termine della radice grazie all'impiego di vari strumenti sia a mano che meccanici. Tutto ciò, abbinato ai continui lavaggi interni con soluzioni antimicrobiche, consente la completa eliminazione di eventuali residui di polpa e/o di batteri che sono la vera causa della patologia in atto.
  • Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare che permette di chiudere gli spazi preparati all’interno delle radici dei denti, per non lasciare modo ai batteri di proliferare ed impedire loro di produrre le tossine che causano le lesioni periapicali, quali ascessi (cioè malattia acuta) e granulomi (ovvero malattia cronica). Il metodo più efficace consiste nell’utilizzo di appositi coni di guttaperca (una gomma naturale) che, dopo l’inserimento nei canali (correttamente sagomati e detersi come spiegato prima), vengono scaldati e compattati per adattarli alla forma specifica del canale. Ciò consente una otturazione precisa, stabile e duratura. I canali radicolari, una volta terminata la loro "preparazione" devono essere otturati e sigillati sino al loro termine per impedire ogni sorta di comunicazione tra l'interno del dente e l'ambiente esterno.
  • Ricostruzione della corona.
  • Controllo radiografico della fine della cura.

Schema delle fasi di una terapia canalare

Farà male dopo? 
Al termine della cura canalare è possibile che persista un leggero fastidio in particolar modo alla pressione e alla masticazione; tale sintomatologia va regredendo per poi sparire nell'arco di qualche giorno o al massimo qualche settimana.
In un numero limitatissimo di casi e con intensità diversa da persona a persona, può insorgere una sintomatologia acuta (flare up) con dolore moderato instaurantesi il giorno stesso o seguente l'intervento e comincia a regredire dal terzo giorno: si manifesta soprattutto come una dolenzia spontanea che puo' evolvere in uno stato di dolore vero e proprio. Spesso le si associa gonfiore e senso di allungamento dei dente.  Questi sintomi sono provocati da una reazione locale ai materiali utilizzati per ottenere la chiusura canalare;Il dolore è facilmente controllabile con gli analgesici d'uso più frequente e nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente.
Radiografia di buone cure canalari
Esiti
Il risultato della terapia canalare è la sterilizzazione o meglio la disinfezione dei canali radicolari che, cosi' trattati, non saranno più un serbatoio infettivo . Il dente, dopo un’adeguata ricostruzione della corona, potrà continuare a svolgere le stesse funzioni di un dente integro. La percentuale di successo di una cura canalare corretta è, in condizioni normali, elevatissima. La percentuale diminuisce nei casi di  ritrattamento endodontico quando cioè è necessario ripetere la procedura per un insuccesso precedente (errori d’esecuzione, complessità anatomiche, difficoltà obiettive)


Si puo' tornare a sorridere!

Dott. Federico Bellini
Odontoiatra
Endodonzista presso Studio Ziaco







La Fluoroprofilassi


Il fluoro è un sale minerale molto diffuso su tutta la crosta terrestre, è presente nel suolo, nelle acque e in alcuni cibi come the, verdure e pesce. Esso è molto importante per la formazione delle ossa e dei denti


Si è visto che nei soggetti cresciuti bevendo acqua contenente naturalmente fluoro diminuiva di due terzi l'incidenza della carie rispetto a soggetti che vivevano in zone in cui l'acqua non conteneva fluoro. 





 Il fluoro esplica la sua azione agendo sia sullo smalto dei denti che sui batteri della placca: la sua azione infatti va a sostituire l'idrossiapatite con la fluoroapatite creando quindi un composto più stabile e più resistente agli attacchi acidi e va ad inibire l'adesione della placca ai denti e la crescita stessa  dei batteri. Esso interagisce con lo smalto del dente sia durante l'odontogenesi quando,cioè, il dente ancora deve erompere che dopo la completa eruzione nella bocca.



La somministrazione di fluoro può avvenire in due modi: per via sistemica e per via topica.

Attraverso la via sistemica il fluoro assunto durante la formazione dei denti si va depositare negli strati più profondi dello smalto. La fluoroprofilassi sistemica può avvenire con la fluorizzazione delle acque potabili, del sale da cucina, del latte, con l'assunzione di alimenti contenenti fluoro e mediante gocce e compresse. L'assunzione di gocce e compresse è molto utile perchè ci consente di saper la quantità precisa di fluoro somministrato, che dovrà comunque essere dosata in base all'età del soggetto e alle caratteristiche dell'acqua della zona e delle acque minerali.

















                                                                                                            



La fluoroprofilassi topica è invece un presidio fondamentale e    può essere somministrata a qualunque età essendo l'obiettivo primario quello di remineralizzare lo smalto dei denti ,di  inibire la crescita dei batteri e la produzione di acidi aumentando nel contempo il ph del cavo orale.Può essere professionale o domiciliare; le applicazioni topiche professionali devono essere effettuate da personale qualificato negli studi odontoiatrici attraverso l'applicazione di un gel al fluoro, che risulta essere molto affine con i tessuti mineralizzati. 
L'applicazione semestrale di questo gel risulta avere una ottima efficacia  in termini di riduzione della formazione di carie e di miglioramento della sensibilità agli stimoli termici presenti soprattutto nelle persone con malattia parodontale.





I presidi per la fluoroprofilassi topica domiciliare si realizza invece con l'utilizzo di dentifrici e collutori; per i bambini esistono dentifrici appositi con una concentrazione di fluoruri adeguata all'età.
Il fluoro oggi, rimane assieme alla corretta igiene domiciliare, un presidio di primaria utilità nella prevenzione della carie.






Dott. Flavio Bellini
Igienista dentale





giovedì 24 gennaio 2013

Implantologia a carico immediato computer guidata

L'implantologia a carico immediato è una procedura chirurgica e protesica che ci permette di riabilitare immediatamente con una protesi fissa una bocca parzialmente o totalmente edentula qualora le condizioni locali e generali del paziente lo permettano. Questo rende possibile al paziente di uscire dallo studio
odontoiatrico,appena operato, con i denti fissi e di poter  riprendere con naturalezza le sue abitudini di vita,di alimentazione e di rapporti sociali.

E' una procedura di chirurgia avanzata che richiede una buona esperienza e manualità e che va pianificata con molta attenzione selezionando sia il paziente sia i siti riceventi per avere successo.

Nella implantologia osteointegrata tradizionale il medico, dopo aver posizionato l'impianto o gli impinati nella cavità orale, aspettava un periodo variabile dai 2-3 ai 5-6 mesi prima di posizionare la protesi fissa in sostituzione dell'elemento dentario naturale mancante.

Cio' pero' crea, in zone estetiche, un problema in piu' sia per il paziente che per il dentista in quanto è necessario provvedere al confezionamento di una protesi provvisoria fissa o mobile in attesa della integrazione implantare. Per ovviare a queste problematiche piuttosto complesse nei casi di edentulie estese è nata l'esigenza di approcciarsi al carico immediato imparando molto dagli ortopedici che erano (e sono!) soliti far caricare immediatamente il paziente in caso di frattura del femore ad esempio.

Negli ultimissimi anni si è affiancata a questa chirurgia avanzata la programmazione computerizzata dell'intervento.
In pratica dopo aver fatto eseguire una TAC preoperatoria con un adeguato repere radiologico si importano i dati su degli appositi software coi quali si simula il posizionamento implantare ottimale. Una volta verificata la bontà sui tre piani dello spazio della nostra progettazione inviamo il file ad un laboratorio specializzato che ci renderà una guida chirurgica che ci aiuterà nel posizionare gli impianti laddove abbiamo progettato. Il nostro laboratorio odontotecnico ci fornirà poi degli elementi dentari  provvisori fissi  già pronti per essere posizionati nel cavo orale.
Con quei denti cosi' posizionati il paziente potrà tornare a casa e riprendere le sue normali attività senza grossi fastidi e soprattutto con una estetica ottimale.

Case Report

Persona 65 enne si presenta con una situazione del cavo orale piuttosto compromessa con molti denti mancanti, con una parodontite cronica in uno stato di igiene orale approssimativo.
Si decide in comune accordo di riabilitare prima l'arcata inferiore e , successivamente, il superiore.

Situazione iniziale

Dima radiologica
 Dopo la preparazione inziale con igiene orale, istruzioni e motivazione all'igiene domiciliare e levigature radicolari abbiamo provveduto a realizzare una dima radiologica con la quale il paziente è andato ad effettuare una TAC.





I dati della tac accoppiati a quelli presenti sulla dima radiologica sono stati importati in un software dedicato alla programmazione implantare (Winmed) col quale abbiamo posizionato virtualmente gli impianti programmando sia lunghezze che diametri e inclinazioni su tutti i piani dello spazio.
Programmazione implantare computerizzata





Una volta ricevuta dal laboratorio la dima chirurgica realizzata sulla programmazione implantare computerizzata da noi effettuata abbiamo eseguito l'intervento con il posizionamento di impianti.

Impianti inseriti


Provvisori in resina





Il tecnico ha provveduto già a realizzare dei provvisori che noi andremo semplicemente a cementare sui monconi implantari appena inseriti.










Il paziente a questo punto è potuto uscire dallo studio potendo mostrare nuovamente un sorriso sicuro, parlare senza timore che i dneti si possano muovere in quanto fissi!

Il sorriso del paziente

A distanza di qualche mese , ad osteointegrazione avvenuta, sono state rilevate le impronte per il confezionamento di elementi dentari in zirconio ceramica per dare la migliore estetica accoppiata ad una durata nel tempo adeguata.

Monconi implantari con strutture in zirconia

Ceramiche definitive






















Radiografia di controllo

Foto dopo riabilitazione superiore

Situazione ad un anno di distanza

Come in tutte le riabilitazioni implantoprotesiche, il paziente è seguito dal nostro studio con richiami quadrimestrali di controllo e di igiene professionale.Cosi' facendo riusciamo a mantenere nel tempo i risultati ottenuti.

Dott. Luigi Ziaco

martedì 22 gennaio 2013

Un applicazione per il monitoraggio dell'influenza

Da quest’anno il sistema di monitoraggio per l’influenza dell’Istituto superiore di Sanità è più ampio, e oltre ai report dei medici sentinella (Influnet) prevede anche il monitoraggio via web da parte di persone comuni. Da oggi è ancora più semplice ed immediato segnalare il proprio stato di salute grazie al lancio di una app che permette di aggiornare il profilo via cellulare ovunque siamo.



                                                      
Una volta registrati è possibile scaricare una applicazione sul proprio smarthpone ed inseriti i propri username e password si possono inserire i sintomi di una eventuale infezione virale. e' interessante notare come sia utile inserire non solo un eventuale stato di malattia ma anche lo stato di salute e, se possibile, farlo almeno una volta a settimana.
Ovviamente è possibile inviare una segnalazione anche tramite il pc . 









Il sito dell'influweb è raggiungibile tramite questo link



Come si vede dal grafico sopra le curve di incidenza (su segnalazioni influweb e influnet) iniziano a piegare con decisione verso l'alto segno che , seppur in lieve ritardo, l'influenza sta diffondendosi.

Credo che, opportunamente raffinato, possa essere in futuro un buon strumento per il monitoraggio e la prevenzione di epidemie.






Dott. Luigi Ziaco

sabato 12 gennaio 2013

Alitosi

Cos'è l'alitosi?

Con il termine alitosi si intende l’odore sgradevole dell’aria emessa dal cavo orale, sia in espirazione che in fonazione, indipendentemente dal sito in cui le sostanze vengono prodotte. 
 L’alitosi può manifestarsi transitoriamente (parafisiologica) correlata ad alcuni momenti di vita quotidiana, oppure può essere patologica, causata da una serie di patologie locali o sistemiche. Già da tempi antichi l’uomo è venuto a conoscenza del fenomeno dell’alitosi, è possibile trovare riferimenti sulle cause e sui possibili rimedi dell’alitosi nella letteratura dei Greci e dei Romani, esistono riferimenti anche nell’antico testamento, nei testi ebraici, islamici ed orientali. L’uso di materiali per pulire i denti, per rinfrescare l’alito non è un concetto moderno, si hanno testimonianze di dentifrici già dal 4000 a.C.

L’alitosi costituisce un serio inibitore di contatti interumani, la repulsione provocata dalla stimolazione olfattiva, è tra le più forti e costituisce un limite alle possibilità di successo in molte circostanze della vita. Si parla di alitosi vera quando il cattivo odore emesso dalla bocca è un reale problema che può essere diagnosticato sia con misure organolettiche che con mezzi fisico-chimici. Con il termine pseudoalitosi, invece, ci si riferisce a situazioni in cui il cattivo odore in realtà non è presente, non è percepibile dall’esaminatore e non può essere investigato con le varie metodiche strumentali, ma nonostante questo il paziente continua ad avvertirlo e a segnalarlo. Se anche in seguito ai vari approcci terapeutici, il paziente è convinto di soffrire del disturbo nonostante la negatività dei risultati diagnostici, la diagnosi sarà quella di “alitofobia”. L’alitosi vera viene poi suddivisa in parafisiologica e in alitosi patologica. Nella parafisiologica, anche detta transitoria, il disturbo è temporaneo e può essere presente in tutta la popolazione nei vari momenti della giornata; si può ricondurre a specifici fattori quali il consumo di alimenti alitogeni (aglio, cipolle, alcune spezie), l’assunzione di alcool o di alcuni farmaci, può essere anche legata a comportamenti particolari. Questa condizione è anche indicata come alitosi del mattino, o nelle condizioni che determinano una riduzione del flusso salivare tale da alterare l’equilibrio fisico-biochimico orale, e favorire la produzione dei composti volatili solforati che sono responsabili del cattivo odore. Essa non impedisce al paziente di condurre una vita normale, generalmente ha la sua origine sul dorso della lingua e non ha bisogno di nessun trattamento se non di un’accurata igiene orale: è più un problema locale che una condizione legata alla salute.
 Al contrario, l’alitosi patologica è permanente, non viene risolta dalle semplici manovre di igiene orale, e potrebbe impedire al paziente di condurre una vita normale; in questo caso l’alitosi deve essere trattata e i vari approcci terapeutici dipendono dall’origine del cattivo odore. E’ necessaria, quindi, una completa e corretta anamnesi che permette di ricondurre il problema a patologie che riguardano solo il cavo orale oppure che coinvolgono l’organismo nel suo insieme. Non va dimenticato che il cavo orale è parte integrante dell’apparato respiratorio e del digerente, per questo le caratteristiche dell’alito ne vengono influenzate, e viene influenzato anche dalla dieta, dalle condizioni sistemiche dell’individuo ed infine dal metabolismo sistemico di alcuni farmaci e cibi.
L'alitosi patologica è stata infine suddivisa in:
orale: l’origine della condizione è nel cavo orale o sul dorso della lingua, i batteri anaerobi metabolizzano le proteine, derivanti dai residui di cibo, cellule e saliva, in aminoacidi. Questo processo è seguito da un’ulteriore degradazione, sempre ad opera del metabolismo batterico, di alcuni aminoacidi in sostanze maleodoranti, come composti solforati volatili (VSC) (acido solfidrico, metilmercaptano, dimetilsolfuro), acid organici grassi (acido propionico, butirrico,valerico), composti aromatici volatili (indolo, scatolo, piridine) e ammine (putrescina e cadaverina). La principale causa è rappresentata dalla degradazione batterica degli aminoacidi solforosi (cisteina e metionina) in composti solforati volatili.Tali batteri possono essere presenti sulla lingua ,sui denti o sulle gengive.

Nicchie ecologiche ideali per i batteri 

extra-orale: l’origine della condizione patologica è fuori dal cavo orale (vie respiratorie alte e basse, apparato digerente, disordini sistemici). Nell’alitosi di origine orale rientrano: fattori locali di origine patologica (carie,gengiviti,parodontite, stomatiti, tumori); fattori locali di origine non patologica (scarsa igiene orale, fumo, patina linguale). 
Nell’alitosi extra-orale rientrano: fattori sistemici di origine patologica (diabete mellito, insufficienze renali ed epatiche, infezioni polmonari); fattori sistemici di origine non patologica (aglio, cipolla, che vengono immessi nella circolazione sistemica e volatilizzati attraverso gli alveoli polmonari); somministrazione e metabolismo sistemico di farmaci (antineoplastici, tranquillanti).
 

Batteri orali 

L’alitofobia è una condizione su base psicopatologica in cui il paziente lamenta la presenza di alito cattivo, che non è oggettivamente rilevabile o riferita da altri. I pazienti alitofobici considerano inutili i trattamenti rivolti alla correzione dell’alitosi, come l’adozione di opportune misure di igiene orale o alimentare, e si rivolgono dallo specialista per sottoporsi a indagini cliniche.

Igiene orale e non solo dei denti

Al fine di combattere l’alitosi risultano particolarmente indicati la pulizia regolare della lingua, la pulizia dentale ed  interdentale associata all’utilizzo di dentifrici e collutori contenenti diversi ingredienti attivi, come la combinazione di floruro amminico e floruro stannoso, lattato di zinco;la combinazione floruro amminico/floruro stannoso neutralizza i batteri causa del cattivo odore nel cavo orale liberando ioni stannosi attivi che ne inibiscono il metabolismo.
Accanto alla igiene orale domiciliare rivestono primaria importanza le sedute di igiene orale professionale e  la visita odontoiatrica che permette di diagnosticare la presenza di patologie orali e/o dentali che una volta curate portano alla risoluzione del problema.

Dott. Flavio Bellini 
Igienista dentale




martedì 8 gennaio 2013

Trattamento chirurgico di una epulide

L'epulide è una neoformazione benigna del parodonto di riscontro occasionale.La sua incidenza è piu' elevata nelle donne in gravidanza e nelle donne in età postmestruale in terapia farmacologica a causa ,probabilmente, del mutato rapporto tra il progesterone e  gli ormoni estrogenici.
Un cofattore importante per lo sviluppo ed il mantenimento della epulide è la presenza di placca batterica per questo motivo prima dell'asportazione chirurgica della formazione si effettua una profonda igiene orale professionale associata all'utilizzo (non in gravidanza!) di collutori a base di clorexidina digluconato.
Se la lesione non si riduce di volume occorre intervenire chirurgicamente per asportarla con una escissione ampia che comprenda anche parte del tessuto sano adiacente per evitare il rischio di recidiva sempre presente in questo tipo di neoformazioni.

Di seguito un caso trattato ultimamente nel nostro studio.


Visione d'insieme dove si nota la presenza imponente della epulide
 Prima di intervenire chirurgicamente si esegue una accurata igiene professionale associata ad abbondanti sciacqui con clorexidina e si controlla radiograficamente che non ci siano segni di interessamento osseo.

Radiografia
Visione frontale



Visione dall'alto
L'intervento deve essere molto accurato e con l'asportazione di un ampia banda di tessuto parodontale sano onde evitare recidive.

Exeresi chirurgica

A 7 giorni dall'intervento

Guarigione ad un mese di distanza

Dott. Luigi Ziaco

sabato 5 gennaio 2013

Riabilitazione implantoprotesica in zona estetica

La sostituzione di un elemento dentale in zona ad alta valenza estetica è da sempre una sfida tra le piu' complesse in odontoiatria. Maggiormente complessa è la sostituzione di due elementi incisivi contigui in una giovane donna.
Ancor piu' complicato è l'inserimento implantare in una zona dove c'è scarsità di osso a causa di una infezione odontogena che ha creato una vasta zona di riassorbimento peridentale.

Case report
Si presenta al nostro studio una giovane signora che richiede la sostituzione dei due incisivi centrali inferiori estremamente mobili e con una infezione cronica in atto causata da una parodontite non curata e da un trauma occlusale.
Dopo la preparazione igienica,la motivazione alla corretta igiene orale e quattro sedute di levigatura radicolare abbiamo rilevato le impronte e sviluppato dei modelli sui quali il tecnico ha realizzato una dima chirurgica protesicamente guidata e una protesi provvisoria utilizzata dalla paziente in attesa della osteointegrazione implantare.
In questi casi è fondamentale posizionare gli impianti ( o l'impianto come nel case report attuale) non già dove c'è più' osso ma dove e' più' conveniente avere una buona emergenza della futura elemento dentale artificiale (corona); per questo motivo è stato scelto di inserire un solo impianto che sostiene due corone. Questa è una scelta particolare che rappresenta un compromesso accettabile tra estetica e funzione.



Infezione parodontale sui due incisivi
Impianto in sito
Successivamente vengono estratti i due elementi non recuperabili ed immediatamente inserito l'impianto Max Stability 3.75x12 (Leone)
Tale fixture è stata immessa in commercio da pochi anni e rappresenta una evoluzione del classico impianto Exacone nei casi nei quali si debba ricorrere al carico immediato (cioè si inserisce subito una corona sull'impianto non ancora osteointegrato)

Come ben si nota dalla radiografia a sinistra il deficit di osso sul sito non impiantato era discreto e non ci avrebbe permesso di avere una buona gestione dell'estetica.



 
Controllo a 2 mesi dopo rimozione della protesi provvisoria





Il controllo a due mesi dall'intervento mostra una buona guarigione ed una osteointegrazione dell'impianto per cui si procede con il restauro protesico definitivo

Protesi su modello in gesso


 
Particolari
La scelta dei materiali da utilizzare per il restauro è stata molto accurata scegliendo una struttura a base di zirconia e il rivestimento esterno in ceramica Noritake .








Ancora particolari
Moncone individualizzato e corone

 Il moncone individualizzato è stato, anche esso, realizzato con il sistema cad-cam e successivamente applicato sul moncone multitech Leone con la tecnica dell'incollaggio.  La prova estetica è stata ripetuta per meglio caratterizzare gli elementi dentari ed integrarli esteticamente nel cavo orale.    
 
   
             Integrazione estetica                   
   

I tessuti molli debbono ancora maturare ma già si nota la buonissima integrazione estetica del manufatto.Tutto cio' è stato reso possibile grazie ad un compromesso funzionale 
                                                      


Visione d'insieme









Controllo radiografico ed il sorriso della paziente









Si ringrazia: Laboratorio Odontotecnico Stefano Pascoli in Roma

Dott. Luigi Ziaco