mercoledì 30 gennaio 2013

La cura endodontica (devitalizzazione)


Il termine “Endodonzia” deriva dal greco “endo” cioè “dentro/interno” e “odont” ossia “dente”.
Per cui è ovvio che con questa parola intendiamo tutto cio' che è interno alla struttura dentale e normalmente non visibile.
Anatomia dentale 
Immaginiamo un dente come composto da una struttura a cipolla: la parte piu' esterna è formata da smalto , al di sotto del quale poi vi è la dentina e ancora piu' in profondità è presente un tessuto molle che si estende dalla corona del dente fino alla punta delle radici chiamato “polpa dentaria” costituita da vasi sanguigni, tessuto nervoso, tessuto connettivo.
Senza scendere troppo nei dettagli possiamo affermare che l'endodonzia è quella branca dell'Odontoiatria che si occupa delle patologie che possono colpire la polpa (il cosiddetto "nervo") e degli effetti che tali patologie possono causare sui tessuti ossei limitrofi alla radice del dente interessato (i cosiddetti “granulomi” o “cisti”) e sui tessuti mucosi corrispondenti ai denti interessati (ad es. infiammazione, fistole,ecc).

Le cause più comuni per le quali un dente sviluppa infiammazione ( e seguentemente necrosi) pulpare sono :
- Carie profonda.
- Stati parodontali compromessi
- Traumi e fratture dentali  




La terapia endodontica o trattamento canalare identifica, oggi, quella procedura un tempo nota come "devitalizzazione". Quest'ultimo termine, attualmente, non viene più utilizzato perché è concettualmente limitativo. Infatti, la terapia endodontica prevede l'eliminazione del contenuto dei vari canali radicolari presenti all'interno del dente (da qui il nome terapia canalare), sia che essi contengano polpa vitale infiammata che semplicemente batteri e prodotti necrotici derivati dalla morte della polpa.  Infatti una volta che la polpa è necrotica, essi attraverso l'apice della radice riescono a raggiungere l'osso e dare infezione acuta nell'osso (ascesso) oppure cronica(granuloma apicale)





I sintomi di un dente, la cui polpa è infiammata, sono dolore, aumentata sensibilità al caldo e al freddo, dolore alla masticazione, gonfiore, dolore ai linfonodi, dolore alla palpazione delle gengiva vicino al dente. Solo in rari casi vi è assenza di sintomatologia.


L’obiettivo della terapia canalare è quello di creare un ambiente il più sterile possibile mediante la rimozione di tutti i residui e batteri presenti all’interno dei canali fino alla fine della radice .
Per ottenere questo risultato si passa attraverso una serie di fasi operative ciascuna propedeutica alla successiva:
  • Anestesia locale per eliminare il dolore anche nei casi con polpa ancora sensibile
  • Eventuale ricostruzione della corona dentale quando questa risulti molto distrutta, allo scopo di eliminare tutta la carie senza rinunciare alle pareti della cavità del dente che permetteranno il contenimento dei liquidi disinfettanti.
  • Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma (mezzo imprescindibile per una buona riuscita della cura canalare) consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto metallico o in plastica e tenuto fermo da un gancio posto sul dente da curare o a un dente vicino. Questo strumento, indispensabile in endodonzia (ma anche in gran parte delle altre cure odontoiatriche) per lasciare i canali radicolari più asettici possibile impedendo che l’interno del dente venga contaminato dalla saliva, ha inoltre il vantaggio di evitare il contatto dei liquidi irriganti con la bocca e, soprattutto, impedire l’ingestione accidentale di strumenti endodontici .
  • Accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente che si esegue con frese diamantate montate sulla turbina
  • Reperimento del o degli imbocchi dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici.
  • Il sondaggio e la misurazione della lunghezza di lavoro di ciascun canale radicolare presente (prendendo un riferimento sulla corona ed arrivando fino all’apice radicolare) percorrendo tutta la sua lunghezza con strumenti manuali (chiamati “files” o lime), per aprire la strada ad appositi strumenti meccanici. Per verificare se tutto il canale è stato percorso, ci si avvale di esami radiografici e del “localizzatore apicale elettronico” (uno strumento che ci avverte tramite effetti sonori e visivi quando la nostra lima ha raggiunto il termine del canale) mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice.
  • La sagomatura dei canali mediante strumenti endodontici che asportano la polpa canalare,  contaminata dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta che consenta di irrigarli con opportuni liquidi disinfettanti (di solito ipoclorito di sodio potente disinfettante, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico ) e poi di sigillarli. Il trattamento canalare viene realizzato mediante un progressivo allargamento dei vari canali presenti nel dente in esame sino al termine della radice grazie all'impiego di vari strumenti sia a mano che meccanici. Tutto ciò, abbinato ai continui lavaggi interni con soluzioni antimicrobiche, consente la completa eliminazione di eventuali residui di polpa e/o di batteri che sono la vera causa della patologia in atto.
  • Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare che permette di chiudere gli spazi preparati all’interno delle radici dei denti, per non lasciare modo ai batteri di proliferare ed impedire loro di produrre le tossine che causano le lesioni periapicali, quali ascessi (cioè malattia acuta) e granulomi (ovvero malattia cronica). Il metodo più efficace consiste nell’utilizzo di appositi coni di guttaperca (una gomma naturale) che, dopo l’inserimento nei canali (correttamente sagomati e detersi come spiegato prima), vengono scaldati e compattati per adattarli alla forma specifica del canale. Ciò consente una otturazione precisa, stabile e duratura. I canali radicolari, una volta terminata la loro "preparazione" devono essere otturati e sigillati sino al loro termine per impedire ogni sorta di comunicazione tra l'interno del dente e l'ambiente esterno.
  • Ricostruzione della corona.
  • Controllo radiografico della fine della cura.

Schema delle fasi di una terapia canalare

Farà male dopo? 
Al termine della cura canalare è possibile che persista un leggero fastidio in particolar modo alla pressione e alla masticazione; tale sintomatologia va regredendo per poi sparire nell'arco di qualche giorno o al massimo qualche settimana.
In un numero limitatissimo di casi e con intensità diversa da persona a persona, può insorgere una sintomatologia acuta (flare up) con dolore moderato instaurantesi il giorno stesso o seguente l'intervento e comincia a regredire dal terzo giorno: si manifesta soprattutto come una dolenzia spontanea che puo' evolvere in uno stato di dolore vero e proprio. Spesso le si associa gonfiore e senso di allungamento dei dente.  Questi sintomi sono provocati da una reazione locale ai materiali utilizzati per ottenere la chiusura canalare;Il dolore è facilmente controllabile con gli analgesici d'uso più frequente e nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente.
Radiografia di buone cure canalari
Esiti
Il risultato della terapia canalare è la sterilizzazione o meglio la disinfezione dei canali radicolari che, cosi' trattati, non saranno più un serbatoio infettivo . Il dente, dopo un’adeguata ricostruzione della corona, potrà continuare a svolgere le stesse funzioni di un dente integro. La percentuale di successo di una cura canalare corretta è, in condizioni normali, elevatissima. La percentuale diminuisce nei casi di  ritrattamento endodontico quando cioè è necessario ripetere la procedura per un insuccesso precedente (errori d’esecuzione, complessità anatomiche, difficoltà obiettive)


Si puo' tornare a sorridere!

Dott. Federico Bellini
Odontoiatra
Endodonzista presso Studio Ziaco







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